CROCE DI LUCE E DI EMOZIONE
Con l’avvento di Cristo, la Storia cambia completamente e con essa anche l’uomo e il suo destino. Come spiega il filologo Erich Auerbach, di cui in altri contesti ho già analizzato brevemente l’opera, nella letteratura cristiana troviamo un’idea nuova di Dio, spirito fatto uomo, e – strettamente correlata ad essa – un’idea nuova di uomo, carne creata a immagine di Dio. L’uomo è a immagine dell’immagine di Dio, cioè Cristo.
Cercando il proprio volto, l’uomo cerca il volto di Cristo; cercando il volto di Dio, l’uomo ritrova se stesso. Se il destino dell’uomo è diventare divino, quello del divino è diventare umano.
Ecco allora che il tema dell’identità dell’uomo non può essere separato dalla riflessione su Cristo.
Gesù, raffigurato in mille modi differenti nella storia dell’arte, nell’iconografia della Croce trova il Suo suggello, universalmente riconoscibile, simbolo del Suo sommo Sacrificio, ma anche e soprattutto della Salvezza, donata agli uomini tramite la Resurrezione e la Nuova Alleanza.
Raffaele Cioffi, all’inizio del 2013, decide di affrontare una serie di lavori dedicati alla Croce. Una sfida per l’artista che da anni si è consacrato a una ricerca legata all’astrazione, erede dello Spazialismo e della pittura analitica. Il suo maestro passato è Lucio Fontana, quelli più vicini Claudio Olivieri e Mario Raciti. La figurazione appare estranea al suo percorso, così come la forma a lungo abbandonata. Eppure il desiderio di confrontarsi con il simbolo dei simboli è così forte che il pittore adatta il linguaggio all’esigenza e lo contamina con un rinnovato sperimentalismo.
La pittura di Cioffi è sempre stata intrisa di spiritualità e il nuovo tema non si discosta tanto nei contenuti, quanto nello studio formale. L’artista, infatti, nasconde la gestualità della pennellata, come se volesse annullare la propria presenza.
Le tinte seguono linee verticali e ascensionali, perché all’alto e al metafisico si tende con costanza e senza indugio, abbandonando l’orizzontalità della terra e delle umane preoccupazioni. Una pittura leggera, quasi impalpabile e rarefatta, fatta di trasparenze e sfumature, che suggerisce il senso della sospensione e la dimensione dell’eterno.
Il riferimento al sacro sembra alludere ai capolavori di Mark Rothko, Barnet Newman, David Simpson che nelle loro opere dalle cromie cangianti aspirano all’infinito. Il titolo dei nuovi lavori di Raffaele Cioffi è Alla luce della Croce, poiché di luce si compone il simbolo.
La luce disegna la Croce, attraverso lo sfavillio dei colori: gialli incandescenti e arditi, verdi elettrici, rosa shocking, violetti e azzurri iridescenti. Le tinte esprimono lo stato d’animo e il sentimento, ora più aeree, ora più contrastate: la Croce intesa come immagine di speranza e di vita nuova; solo in pochi rari casi sfumature cupe alludono a una maggiore tensione.
A volte la Croce è incisa: sono segni che, come ferite vive, ricordano la sofferenza. Opponendosi alla pittura levigata e spirituale, solcano la superficie della luce in modo quasi stridente, come fossero un corpo, testimoniando la temporalità.
In alcune occasioni, le tinte sono più drammatiche e pastose: stese con la spatola hanno il peso e il volume del dolore. Neri e rossi di angoscia che ricordano i nostri abissi interiori.
La tavolozza si fa anche medievale, con l’uso dell’oro e del bruno.
Raffinati lavori ci consentono di avvertire il pulsare del colore, il ritmo pittorico e il movimento del gesto, quasi a ricordare la tecnica divisionista.
Nelle opere di ampie dimensioni, la Croce è descritta non soltanto dai bagliori luminosi, ma anche dalle tele sagomate e da quelle composte. E’ allora un’apoteosi: l’esaltazione della Croce in un’esplosione di colori, che, in un caso, celebra la speranza, mentre, nell’altro, sembra contrastarla.
Nelle Crocefissioni, invece, compare il corpo stilizzato di Cristo. Stagliato nel rosso, ora cupo, ora acceso come il sangue della Passione, non è che un’ombra scura, a ricordo del sacrificio di riscatto offerto dal Figlio, nel tripudio luminoso della Croce. Ancora una volta, il futuro destino dell’Uomo nella gloria del Padre prevale nella metafora pittorica di Cioffi, perfetta icona della speranza.